Sono due giorni che due bambini perdono la vita in circostanze orrende,  ma soprattutto legate alla fretta e alla distrazione degli adulti.  Questo purtroppo mi dispiace e mi rende triste ma, mi fa soprattutto  riflettere sulla vita che conduciamo oggi. Sono gli stili di vita della  società contemporanea a imporre ritmi pressanti o l'origine della fretta  è nella natura umana? Diciamo che secondo me, entrambe le cose sono  vere. Io sono una nervosa a prescindere, ma il mio tram tram quotidiano  non mi aiuta. Ma oltre a ME, credo che, esista il tacito obbligo sociale  di essere  all'avanguardia e competitivi. Questo causa un'inspiegabile paura di  perdere tempo che rende difficile godersi l'attesa oppure rallentare il  ritmo. Perfino il tempo libero viene messo in  agenda (vedi quello che dicevo a proposito dello yoga ieri..) e spesso  anche la vacanza diventa un calendario intenso, con il  dovere inconsapevole di divertirsi o di conoscere, e vedere, il più  possibile. 
Se l'origine della fretta è nella  natura umana, può darsi che l'attuale situazione sia diventata "una  piaga" con  il progresso tecnologico, che porta sì vantaggi e comodità, ma è anche  maschera che nasconde le antiche paure: la solitudine, la malattia e la  morte. Eppure, paradossalmente, proprio nel rifuggire queste realtà, la  fretta dello stile di vita contemporaneo le trasforma in rischio ancora  più concreto. Io faccio mille cose così non sono costretta a pensare. Se  mi fermo, sono perduta. Questo ormai sono anni che continua a  ripetermelo quel sant'uomo del mio fidanzato (che ebllo usare termini  belli per cose sceme.. no no, mica ci siamo fidanzati con l'anello per  davvero, stiamo solo convivendo!) e più io scuoto la testa e dico NON E'  VERO, più sono cosciente del fatto che SIA VERO. Corro, mi stresso e  faccio le cose per non pensare.
"Abbiamo un  bisogno urgente di rallentare, riprendere fiato, di sbarazzarci  dell'angoscia di non arrivare a fare tutto quello che si deve fare  nell'arco delle ventiquattro ore che fanno la giornata. Nella ricerca  della tranquillità, il primo passo è il divorzio dal mito della  velocità. Quello va bene per i programmi software e i gran premi di  Formula Uno. Noi piccoli uomini, lasciamoci attrarre dal richiamo della  lentezza. Cominciamo a praticare la sosta, le pause lunghe, il passo  pigro". Così recita l'inizio di una recensione a un breve saggio di  di Christoph Baker "Ozio, lentezza e nostalgia" (Editrice missionaria  italiana, 2001), che affronta un tema che tutti sentiamo, ma che non  abbiamo tempo di approfondire (ahahahahah.. sempre il solito TEMPO). 
Ho letto che bisognerebbe sperimentare questa cosa: provare a camminare  in centro in città all'ora di  punta. Ignorando gli altri attorno, preso coraggio, bisognerebbe  cominciare a  muovervi lentamente, senza fretta. Poi, alzare gli occhi e guardare..  Sembrerà di essere in un'altra dimensione. Dicono che la fretta degli  altri apparirà  nella sua insensatezza, mentre noi noteremo sotto un'altra luce le  tante cose che ci circondano. Sarà vero? Sarà da provare..
Un pò di cose, idee, opinioni e fotografie.. un posto per me e per voi!! Benvenuti e buona lettura!
A lot of things, ideas, opinions and pictures.. a place for me and for you!! Welcome and good reading!
Un montón de cosas, ideas, opiniones y fotos .. un lugar para mí y para ti! Bienvenidos y feliz lectura!
Marta
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