Il museo cambia di abito. Sembra quasi che si faccia bello per le feste. Così, dopo, il MAXXI, il Macro e gli Uffizi, anche la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (anche nota con l'acronimo di GNAM) si rifà l’immagine. In tempo di crisi, con i soli 400mila euro concessi dal Ministero, il soprintendente della galleria Maria Vittoria Marini Clarelli è riuscita a completare la sua idea, a suo modo sorprendente. Il progetto, che prevede anche festeggiamenti per celebrare i cento anni del museo, è stato realizzato in soli due mesi, uno solo dei quali prevedeva la chiusura al pubblico.
Tra le novità più importanti, due snodi del museo, i due saloni centrali, dove è previsto che il pubblico possa tornare più volte. Questi spazi prima erano destinati a mostre temporanee, che ora invece saranno allestite in uno dei quattro grandi macro-settori in cui è suddiviso il museo. Gli altri tre sono dedicati alle collezioni permanenti. Simpaticamente lo spazio del salone centrale è stato chiamato “Scusi, ma è arte questa?”, mettendo in evidenza i dubbi e le incomprensioni che crea l'arte contemporanea nel pubblico, ovvero il classico “Questo lo so fare anch’ io”. Si vedranno insieme opere di Burri, Fontana, Duchamp, Twombly, Manzoni.. tutti artisti provocatori e avanguardisti.
Per l’esposizione permanente si è deciso di restringere lo spazio dedicato all’Ottocento e accordarne di più al periodo 1968-anni Ottanta. In realtà l’Ottocento è compresso, ma con una sopresa: una sorta di backstage garantito dall’accessibilità alla sala deposito della pittura del XIX secolo. Un cambio di look importante, messo a punto tra l’altro con l’ausilio di un team d’eccezione, formato da psicologi, sociologi ed esperti di marketing, per rendere l'arte sempre più a portata di tutti.
buona informazione grazie
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