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Marta

martedì 28 febbraio 2012

I clichè sui giovani


Ero in metropolitana stamattina e pensavo come la gente si fidi e si avvalga dei clichè.
Siamo così sicuri di noi (o facciamo finta di esserlo) che cerchiamo di "condividere" su un luogo, un oggetto, un avvenimento.. Per quanto sia un concetto astratto e schematico, neutrale, positivo o negativo, talvolta rispecchia l'opinione di un gruppo riguardo altro/altri.

Mi sono fermata ad ascoltare quello che dicevano due avvenenti signore ingioiellate dietro di me e ho pensato all'effetto "caricatura" che davano alla situazione.
Si parlava di bamboccioni, di noi giovani italiani che usciamo di casa tardissimo per inettitudine o per un particolare "amore della Mamma".
Ma quanto potrà reggere questa immagine distorta a fronte della crisi economica e del continuo peggiorare della condizione giovanile nel nostro paese, che determineranno probabilmente un ulteriore innalzamento dell’età dell’uscita di casa? A giudicare da quello che si sente in giro (dai tg alla pagina stampata..) “a pagare la crisi sarà soprattutto la fascia 15-29”.
Le due signore parlavano animatamente di come "questi ragazzi siano abituati ad avere tutto, non credono nei sacrifici e sempre più spesso oziano alla faccia di mamma e papà. Io le guardavo dal riflesso del finestrino e ho iniziato a pensare a quanto potessero essere frustrate. Certo, anch'io sono caduta nello stereotipo nel pensare che "hai più di 40anni, vai vestita come una 20enne e non hai neanche la fede.. forse quellaa triste sei tu, non chi come me ogni mattina si sveglia per fare un lavoro che non è quello che ha sognato e per il quale ha studiato, che forse dopo la mattina ci saranno altri lavori da fare nel pomeriggio.. ma che nonostante ciò, sono serena."

E già.. purtroppo l'idea che si ha oggi dei giovani è in decadenza.. Infatti sembra quasi che siamo divenuti impopolari. Bersaglio di battute acide e ironiche: i "bamboccioni", incapaci di crescere, di assumersi responsabilità, di conquistarsi l'autonomia. I giovani. Fino a ieri simbolo del futuro, del progresso, del domani che è già qui. Motore dell'economia: consumo e consumatori. Sono passati di moda, molto in fretta. 
Perchè alla fine sono LORO che vogliono farci apparire così. Un vice-ministro ha definito "sfigati" gli studenti che, a 28 anni, non si sono ancora laureati. Mentre il Presidente del Consiglio ha affermato che i giovani devono scordarsi il lavoro fisso a vita. Perché, fra l'altro, è "monotono". E la ministra ha recriminato sui giovani che pretendono "il posto fisso nella stessa città, vicino a mamma e papà".
Così i giovani hanno smesso di rappresentare il "futuro" e sono divenuti simbolo della resistenza al cambiamento e alla modernizzazione.
Questo è quello che avrei voluto dire alle due signore: se tutti la pensassimo come voi, sarebbe un mondo migliore?? Non credo. I giovani sono prontissimi a fare sacrifici e a prendersi le proprie responsabilità, ma senza la fiducia e un pò di amore "degli adulti", tutto diventa ancora più complicato.
Prima di sparare a zero su di noi, che tutti si facciano un esame di coscienza. In media guadagnamo meno di 1000 € al mese ma ce la mettiamo tutta per andare avanti con dignità. E a conti fatti, forse alla mia età mamma e papà erano già sposati e stavano costruendo una famiglia, ma quello che ho "guadagnato" di vita in questi anni, non lo cambierei proprio con
niente. O per nessuno.
 .
“Basta, la parola ‘bamboccioni’ andrebbe abrogata dal nostro linguaggio. Il quadro è molto critico: 300 mila giovani occupati in meno nell’ultimo anno, aumentano i disoccupati inattivi, scarsa è la competenza rispetto agli altri paesi europei e i figli di operai non si laureano. Viziati e svogliati? Macché. I giovani italiani si accontentano di stipendi decisamente bassi pur di portare a casa qualcosa. E non è così vero che si rifiutino di andare a lavorare lontano da mamma e papà".

2 commenti:

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